Mettiamola così: non volevamo correre rischi. Non siamo esattamente dei tifosi accaniti, anzi, al massimo guardiamo la finale dei mondiali di calcio. Sempre che in finale ci sia l’Italia.
Ma… E se lui diventasse uno di quelli che tutte le domeniche (e non solo) DEVE guardare la partita in tv? Dio ce ne scampi! Però, almeno, volevamo cercare di evitare il peggio. Dovevamo far sì che le tradizioni di famiglia non andassero perse. Quindi, alla prima occasione, comprammo una maglietta tattica (abbastanza abbondante da poter essere usata per qualche anno) al nostro poco-più-che-neonato! Come dei veri tifosi!
Che si abitui ad avere il bianco-nero nel cuore, che dolci ricordi d’infanzia gli suggeriscano la giusta simpatia, che non si ritrovi, come me, a dover scegliere la squadra del cuore così, su due piedi.
Anni ’80. Terza elementare.
La campanella delle 8.30 non è ancora suonata, ma verosimilmente non sono in grande anticipo. In giro non c’è più nessuno. Entro nel cortile della scuola, poi nell’edificio, salgo le scale e vado a destra. Due dei miei compagni stanno tenendo d’occhio il corridoio dalla porta della classe. Appena mi vedono arrivare, Mauro e Andrea mi corrono incontro. Diciamo la verità, non ci siamo mai sopportati, io e loro, e con Andrea sono arrivata anche alle mani… Cosa vogliono?
“A che squadra tieni?” Urlano prima ancora di raggiungermi.
Squadra? Eh? Cosa?
Allora cercano di spiegarmi -poverini- il gioco del calcio, le squadre, le città, ecc.
Metabolizzate le informazioni, con un moto di campanilismo rispondo convinta: “Al Brescia!” e tra me e me penso che d’ora in poi dovrò ricordarmi di questa cosa.
Invece no, non va bene. Loro vogliono che scelga tra Juve, Milan e Inter.
Juve. Juventus! Mi viene subito in mente uno scudetto, una specie di toppa in cotone, trovato in un cassetto della cucina di mia nonna Virginia con la scritta “JUVENTUS”. Mi era piaciuto molto, ma non me ne ero interessata un granché e quindi non sapevo cosa volesse dire.
Fatto il collegamento mentale, urlo compiaciuta: “La Juventus!” e loro, più o meno appagati dalla risposta, corrono in classe a rifare i conti di quanti juventini, milanisti e interisti ci sono nella 3aB.
Ecco, in quel momento diventai ufficialmente juventina. Per quel che può valere…
E’ tornato il caldo e finalmente possiamo indossare i vestiti estivi. In un pomeriggio che comincia ad essere afoso scegliamo un paio di braghette e una magliettina dal suo armadio.
“Quella, mamma, quella! Vojio mettere quella lì!”
“Quale?”
“Quella con la crapretta che ha il pallone!”
Capretta? Pallone?
“Tesoro, quella non è una capretta, è una ZEBRA!!!!!”
“Sebra, sì! A me piace la crapretta che gioca a palla!”
Ebbene, un genitore può cercare di pianificare, programmare, prevenire ogni cosa, ma poi… Poi il cucciolo di turno ti insegnerà che, con le informazioni che gli dai -poche, tante o tendenziose che siano-, lui sarà sempre in grado di esprimere il suo pensiero, i suoi gusti e gli interessi.
E così, mentre faccio una silenziosissima risata e al contempo mostro un pò di indignazione, lo aiuto ad indossare quella maglietta che raffigura una strana capretta in posa con la palla!
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