
21/12/2018
Poi arriva il momento in cui il Natale si spoglia della magia. Non è una cosa che avviene all’improvviso, è un percorso lento che dura almeno un anno, da dicembre a dicembre.
Finché ci sono i capostipiti che riuniscono figli e nipoti e che sedano con sguardo autorevole qualsiasi rivolta, il Natale ha ancora un sapore dolce. Ma, quando vengono a mancare, il Natale si tinge irreversibilmente di una nota malinconica e sembra che sia sorretto solo da un’impalcatura di ipocrisia. Andiamo avanti così per anni, in un vortice di disillusione e disgusto.
A un certo punto, se siamo fortunati, qualcosa cambia: arriva un figlio e nei suoi occhi si riaccende il vero spirito del Natale. Succede che un poco ci riaccendiamo anche noi, vivendo di questa luce riflessa. Riscopriamo le canzoni, le tradizioni, la gioia di allestire albero e presepe, di ascoltare i cori, di leggere le storie, di soffermarsi ad ammirare tutti gli addobbi che si incontrano per strada, di visitare i presepi, insomma di fare tutte quelle cose che fino ad un attimo prima aborrivamo.
Alla fine, quando toccherà a noi essere i capostipiti, accoglieremo la famiglia con quel sorriso velato dalle ormai numerose assenze. Quel sorriso che vedevo sul volto della nonna Teresa, che non riusciva ad essere gioioso fino in fondo.
Nel frattempo, il più piccolo ma più saggio della casa ci insegna che c’è solo una cosa veramente importante, essenziale, imprescindibile, fondamentale: essere presente alla festa della scuola materna per cantare stretto stretto agli amici nel buio gelido della prima notte d’inverno
“Tutti abbiamo un compito speciale
ricordare al mondo che è Natale
se mettiamo ali al nostro cuore
saremo angeli che portano amore”
E tutti loro -bambini di 3, 4 e 5 anni- hanno l’assoluta certezza di adempiere questo compito, senza avere la necessità di guardare i nostri occhi lucidi.
BUON NATALE!