Le torte delle mamme sono un’istituzione.
Dovrebbero essere nominate patrimonio dell’umanità.
Che siano le classiche da inzuppare o più sofisticate, il loro ingrediente principale è l’amore.
L’amore con cui vengono fatte, l’amore per cui vengono fatte, l’amore negli occhi di chi le guarda fare.
Mia mamma faceva una semplice torta al caffè, di quelle da inzuppare. Riusciva sempre a farla perfetta. Il centro leggermente più elevato rispetto ai bordi, la superficie uniformemente liscia color caffelatte che veniva cosparsa di zucchero a velo. In occasione del mio compleanno spuntava una “formina” che permetteva di scrivere (con lo zucchero a velo) “Buon Compleanno” e di disegnare tanti cuoricini.
A volte mi chiamava in cucina per prepararla assieme. Il mio compito era mescolare, ma mi stancavo sempre in fretta. Allora stavo in ginocchio sulla sedia, guardandola mentre compiva tutti i passaggi necessari alla realizzazione. Il momento in cui svuotava l’impasto nello stampo era il più interessante. Avrebbe poi lasciato una zuppiera e un cucchiaio leggermente sporchi di preparato e io adoravo ‘pulirli’ entrambi. Ogni volta chiedevo di lasciarmene un pò di più e ogni volta mi rispondeva che non poteva, altrimenti la torta non sarebbe riuscita bene e poi mi avrebbe fatto male.
Questa stessa scena si è ripetuta per tutti gli anni delle elementari.
Più passava il tempo e più cercava di coinvolgermi ed insegnarmi, ma io preferivo sempre starla a guardare e aspettare il momento di mangiare quel poco che avanzava del composto.
Passano gli anni, innumerevoli. Ora sono io a preparare le torte per il mio bambino. Benché sia piccolo, cerco di coinvolgerlo nell’esecuzione, ma a tutt’oggi lui preferisce aspettare il momento in cui lascerò un mestolo e una ciotola sporchi di impasto…