La scoperta

04 luglio 2022

È da qualche tempo che gironzola da noi una gattina. Credo che sia dei – più o meno nuovi – vicini di casa, quelli che stanno sopra al panificio. Hanno anche un gattino tutto nero che, a differenza della coinquilina, preferisce stare in casa. La micetta ha un che di selvatico e mi fa pensare a un’adozione da gattile.

Quando è arrivata qui portava un collarino rosa. Il giorno dopo ne aveva uno rosso. Il giorno dopo ancora ne aveva uno azzurro con i teschi bianchi. Poi non l’ho più vista col collarino. Deve aver vinto lei.

Il primo giorno che si è presentata nel nostro giardino sapeva esattamente come ottenere quello che voleva. È rimasta a distanza, ma ci guardava e sosteneva lo sguardo. Inutile dire che non abbiamo resistito dieci minuti. Siamo entrati in casa a prenderle delle crocchette. La prima titubanza è presto svanita, ma per un po’ mangiava solo quando noi ci allontanavano. Comunque, il fatto che si fosse fermata a mangiare ci autorizzava a darle un nome.

Noi adulti abbiamo subito – e con poca fantasia – pensato a Macchia, dato che ha una macchia di pelo scuro sul musetto bianco, proprio di fianco al nasino. Anzi, parzialmente sopra al nasino. Faccio-io invece l’ha chiamata Santa. Alla richiesta di spiegazioni sul motivo per cui i nomi da lui scelti siano sempre a sfondo religioso (Pace e Lode le tartarughe, Santa la gattina) ci è stato risposto che così hanno più probabilità di andare in paradiso e quindi prima o poi ci ritroveremo tutti insieme. È un bel pensiero e non abbiamo obiettato. Però a noi Santa non piaceva e quindi è rimasta Macchia. Per gli amici Santa Macchia. Faccio-io si arrabbia moltissimo quando la chiamiamo così. Tutt’al più, ha concesso, può essere Santa Bella. Ma con quel musetto lì, per noi è diventata subito Santa Bella Macchia.

Faccio-io non ha smesso di arrabbiarsi per come chiamiamo la micia, ma noi non abbiamo smesso di chiamarla così. Non abbiamo nemmeno smesso di darle da mangiare. Lei si presenta alla finestra o alla portafinestra e ci guarda insistentemente finché non le portiamo fuori le crocchette.

Poco tempo fa ho scoperto che Macchia va a pranzo anche dai nostri vicini di casa. Loro l’hanno chiamata Collarina per via della questione dei collari, ma poiché era un nome troppo lungo, l’hanno abbreviato in Rina.

Macchia. Santa. Santa Macchia. Santa Bella. Santa Bella Macchia. Collarina. Rina. Chissà come l’hanno chiamata i suoi padroni?

Ultimamente è diventata un po’ più esigente. Si fa dare le crocchette, le annusa e poi va via senza mangiare. Penso che il ristorante della vicina di casa offra crocchette migliori delle nostre. Comunque nell’arco di una giornata il cibo sparisce sempre, quindi immaginavo che lei o qualche altro gatto si facesse vivo con calma, magari di notte. Immaginavo male. Oltre ai gatti c’è anche un altro avventore. Ieri sera ho scoperto un indisturbato riccio che mangiava di gusto le crocchette rimaste. Non solo non si è agitato quando l’ho scoperto, ma ho avuto anche il tempo di entrare in casa a prendere il cellulare, uscire e fargli le fotografie. E lui senza fare una piega ha continuato tranquillamente a mangiare. Poi, finito il cibo, ha girato gli aculei e se n’è andato.

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