#1

Una piacevole sensazione di caldo umido mi avvolgeva mentre stavo mollemente adagiata sul lettino. Dalle enormi vetrate dell’edificio si vedevano le montagne circostanti il cui bianco candido si stava spegnendo insieme a quel sabato pomeriggio.  Dall’altra parte della vetrata, la temperatura stava scendendo sotto lo zero.  Il rumore dell’acqua che scorre, che spruzza, che ribolle, che si butta in altra acqua sovrastava il chiacchiericcio persistente, ma sempre contenuto.  Appese sul soffitto altissimo, delle opere di arte moderna in plastica colorata.  Ne ricordo in particolar modo una, cilindrica, arancione, enorme.  Era all’altezza dei miei occhi e il suo lento ruotare cullava le mie percezioni.  Avevo un libro nella tasca dell’accappatoio, ma mi rendevo conto che sarebbe stato un delitto muovere anche un solo muscolo o impiegare la mente in altro.

O in qualcosa.

Qualsiasi cosa.

Non so quanto tempo io sia rimasta così, a guardare le decorazioni muoversi lentamente, mentre il canto dell’acqua mi portava in un’altra dimensione annullando qualsiasi pensiero. Poteva essere un minuto o un’ora.  Ma posso toccare il ricordo di quell’esperienza e riviverlo ogni volta che voglio, come se stessi assaggiando uno spicchio di eternità.

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