In cammino come i tre Re #2

La prima parte si trova qui.

5 gennaio 2025

Le persone formano un gigantesco ventaglio attorno alla croce, sotto la quale si posizionano i suonatori: due armoniche a bocca e due chitarre. Alla seconda canzone, Astro del ciel, mi metto a cantare insieme a tanti altri, tutti sottovoce per non coprire il suono degli strumenti. Anche Faccio-io, che si è posizionato su una roccia accanto a me, sussurra a bocca chiusa la melodia, ipnotizzato come tutti. L’effetto è più che suggestivo. Da qui si intravedono, là dove la foschia si dirada, le luci del paese sottostante, il nostro paese. Essere qui, in così tanti, a cantare sottovoce come se stessimo pregando è la cosa più emozionante che mi sia capitata da tanto tempo.

Il clou si raggiunge quando uno dei suonatori tira fuori una tromba per dedicare Signore delle cime a un amico scomparso, durante un’escursione in montagna, un paio di mesi fa. Tanti cantano sommessamente, io ho in gola un groppo di commozione che sta salendo agli occhi.

Dio del cielo,
Signore delle cime,
un nostro amico
hai chiesto alla montagna.
Ma ti preghiamo, ma ti preghiamo:
su nel Paradiso, su nel Paradiso
lascialo andare
per le tue montagne.

Anche la tromba trema di commozione e fa fatica ad infilare una nota dopo l’altra.

La marcia riprende in discesa per una strada diversa rispetto all’andata e in poco tempo arriviamo dietro la casina della partenza, dove un portico è stato chiuso in qualche maniera con delle cerate. Qui dentro sono stipati tavoli e panche per duecento persone e qui ci accomodiamo per cenare con minestra sporca, spiedo e polenta.

Le cerate non sono molto efficaci contro il freddo, ma il cibo, la compagnia e le canzoni da osteria cantate a squarciagola da un gruppetto di commensali ci tengono al caldo. Quando intonano Madonnina dai riccioli d’oro, io e Faccio-io ci uniamo al coro perché la conosciamo bene! Ci lasciamo così trascinare dal tono goliardico del momento e, molto diversamente da quanto avvenuto sotto la croce, alziamo la voce per dare sfogo a tutta la nostra gioia. Gioia di essere qui durante questa incredibile serata di condivisione e partecipazione.

Sono solo le dieci e mezza quando riprendiamo in spalla i nostri zaini per tornare all’automobile, ma il tempo passato al buio è stato così tanto che pensavo fosse molto più tardi.
In questa notte lunghissima, trascorsa evocando il cammino dei tre Re Magi, torno verso casa arricchita da questa esperienza toccante di cui mi sono sentita attrice e non solo pubblico.

Luce dona alle menti
pace infondi nei cuor.

Signore delle cime: testo e musica Giuseppe de Marzi
Astro del ciel: testo Angelo Meli, musica Franz Xaver Gruber

7 pensieri su “In cammino come i tre Re #2

  1. Non sono un gran fan di queste escursioni notturne. Penso sempre agli animali che la notte dovrebbero/vorrebbero dormire e vengono disturbati dagli umani. Detto questo, io non c’ero e non posso quindi giudicare la vostra escursione. Non so che impatto ha avuto sulla natura.

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    1. Non sono per niente d’accordo con la tua replica perché:
      a) di notte (come di giorno) ci sono sia animali che dormono che animali svegli. Quindi, a prescindere che sia notte o giorno, per non disturbarli non bisognerebbe mai andare in montagna o nella natura in generale.
      b) per quanto potessimo essere in tanti, eravamo in cammino, non stavamo bivaccando e facendo cagnara. Il nostro passaggio è durato pochi minuti.
      c) non eravamo a centinaia di chilometri dai centri abitati, né in riserve naturali integrali. Questo per dire che l’inquinamento antropico è comunque presente e gli animali del luogo ne sono consapevoli. Cosa facciamo, deportiamo tutti gli abitanti dei paesi nelle città?
      E per quanto riguarda la manifestazione nello specifico:
      a) eravamo in tanti, ma come ho già detto non stavamo facendo baccano. Tendenzialmente chi vuole sbaraccare non si mette a camminare in montagna al buio e a gennaio.
      b) c’erano diversi bambini, ma non ne ho mai sentito uno urlare o piangere.
      c) eravamo tutte persone abituate ad andare in montagna (non sarà stata chissà quale impresa, ma sicuramente non ci si poteva improvvisare).

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