In cammino come i tre Re #1

5 gennaio 2025

Nel prato davanti alla casina di montagna troviamo una folla di persone, tutte già pronte per la partenza benché manchi più di mezz’ora.

Non pensavo che partecipasse così tanta gente, mi ero immaginata una cinquantina di persone al massimo, ma qui, anche se seminascoste dal buio, sembrano essercene più di duecento.

Molti hanno le pile frontali già accese, qualcuno punta la luce in alto. Non me ne ero accorta mentre salivamo in auto, ma qualcosa scende dal cielo e non è pioggia. Sottili falive di neve riempiono i fasci di luce rivolti verso l’alto, ma le mie mani, calde di tasche ed eccitazione, non percepiscono nulla. Sta veramente nevicando o, meglio , nevischiando?

Passa del tempo, il chiacchiericcio di sottofondo è continuo e c’è chi a volte alza la voce per chiamare qualcuno che riconosce tra la folla; l’aria gelida scoppia di risate sguaiate e di Mario!, Piero!, Gino!, Cischì! urlati al buio.

Anche noi chiacchieriamo con gli amici, i bambini frementi continuano ad accendere e spegnere le torce e le frontali e avrebbero l’istinto di correre via, cosa che gli vietiamo per evitare che si perdano nella notte.

A un certo punto, una voce sovrasta le altre e ci invita a iniziare il cammino.

Seguiamo la massa nella boscaglia, si va piano perché non si riesce a stare in più di due o tre appaiati e perché il sentiero nasconde, sotto le foglie, rocce e radici che si intravedono solo all’ultimo istante, sempre che si indirizzi la luce nel punto giusto.

Pian piano il ritmo aumenta e anche la pendenza. Fortuna che abbiamo fatto qualche escursione negli ultimi giorni, altrimenti non credo che riuscirei a tenere il passo. Ora la fila di torce che sale la montagna è singola, un po’ per il sentiero e un po’ per la fatica le voci si sono affievolite e si sente un rumore continuo di foglie spostate e schiacciate da centinaia di scarponi. Alzando gli occhi vedo le singole lucine che danno forma al sentiero e mi fanno vedere come piega la strada davanti a me. Dietro, un lungo serpentone mi segue a ritmo lento ma continuo.

Di colpo ci fermiamo, una piccola pausa per fare in modo che il gruppo si ricompatti. Ritroviamo gli amici e la chiacchiera, ma quando si riprende ci rimettiamo tutti in fila indiana.

Passa ancora del tempo, non so dire quanto, sono concentrata a guardare il terreno per evitare di cadere, seguendo chi mi precede ed evitando di intralciare chi mi segue. Adesso mi è più facile tenere il ritmo del serpentone, forse si va più lenti o forse mi sono abituata.

Mi piace questa atmosfera, le lucine nella notte, il rumore di tutti questi passi, le parole sussurrate. Mi piace essere qui, camminare nel buio è una sensazione meravigliosa, ogni passo una scoperta perché di giorno non dedicherei mai così tanta attenzione a quello che mi passa sotto i piedi.

Infine la strada si fa piana e una gigantesca croce di ferro svetta improvvisamente sopra di noi. Siamo arrivati al punto in cui ci sarà il piccolo concerto di brani natalizi.

Continua

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