Sabba serata al chiaror di stelle #2

Continua il racconto di quella serata del 2011. La prima parte è qui.

Per accedere alla spiaggia bisogna scendere ancora un tratto di sentiero che si stringe tra la parete di roccia e il poco terreno ripido che arriva a lago.

L’accesso a questo luogo era stato impedito tramite un muraglione di cemento armato in cui era stato ricavato un vano e inserita una porta di metallo, porta che però al momento del nostro passaggio non c’era più da qualche tempo. Non so dire quanto tempo fa e per quale motivo fosse stata fatta questa cosa. Sono sicura che quando avevo 15 anni era già così e forse poteva servire per proteggere gli scavi archeologici che erano stati fatti diversi anni prima.

Tornando a noi.

In quella notte nera, Valter e Uschy erano passati per primi sotto l’arco di cemento, chiacchierando, e dopo poco, a breve distanza da loro ci eravamo passati noialtri. Io stavo raccontando dei ritrovamenti archeologici fatti in questa zona, degli uomini che abitavano qui nel neolitico e dei loro costumi di sepoltura. Intanto il cagnolino di Fausta si infilava tra le gambe, minando pericolosamente l’equilibrio che cercavamo di mantenere su questa sottile striscia di terra che formava il sentiero.

Improvvisamente ci siamo trovati in riva al lago. L’acqua era altissima e non riuscivamo a riconoscere la spiaggia. Come nostra consuetudine avevamo preso il bivio di destra – verso sud -, ma eravamo stati bloccati dal fatto che… non c’era più il passaggio! Davanti a noi era tutta acqua e alla luce della torcia, che nel frattempo avevamo dovuto riaccendere, si intravedevano diverse onde insistenti e assordanti dovute probabilmente al passaggio di un motoscafo. Non eravamo nemmeno più sicuri del posto in cui avevamo appoggiato i piedi, era terreno solido oppure da un momento all’altro sarebbe stato sommerso dall’acqua?

Era stato un attimo, solo un attimo di smarrimento, ma questa sensazione mi piaceva, rendeva l’esperienza non banale, non scontata.

Mentre mi crogiolavo in questa sensazione e mentre stavamo cercando una soluzione alla nostra impasse, ci siamo accorti che mancavano Valter e Uschy. Probabilmente al bivio avevano preso la strada di sinistra.

Tornando verso nord ci siamo resi conto di quanto il lago fosse alto. C’erano pure degli arbusti quasi sommersi dall’acqua. Quando eravamo stati qui lo scorso inverno, c’era molta più spiaggia e adesso ci era venuto il dubbio di non riuscire a trovare un posto adatto per i nostri scopi. Il dubbio però era durato poco, il tempo di reincontrarci con i nostri amici e di trovare uno scoglio su cui sedersi.

Per prima cosa avevamo dovuto spegnere tutte le pile alla svelta: era pieno di ogni genere d’insetti. Si sentivano dei rumori strani o comunque che non riuscivamo a catalogare e a tratti avevamo la sensazione di essere osservati.

C’era voluto qualche minuto buono, ma alla fine eravamo riusciti a rilassarci. Lo spettacolo che ci si presentava qui sotto era unico. Non c’erano luci. Davanti a noi una massa nera che si muoveva e a volte sbatteva violentemente contro la roccia, a volte l’accarezzava. Questo era l’unico rumore. Tranne qualcosa, ogni tanto, alle nostre spalle. Forse ancora l’acqua che faceva dei giri strani. A tratti arrivava un po’ di brezza, calda e umida. Facevano da cornice le luci dei paesi che delimitano il lago, in lontananza dei piccoli fuochi d’artificio muti, nel cielo delle pallide stelle e la zona di lago che prosegue verso il trentino avvolta in un’inquietante foschia nera.

I ragazzi intanto avevano tirato fuori le patatine. Toccava quindi a me occuparmi dell’intruglio promesso e dalla borsa frigo presi una birra rarissima, una delle poche al mondo che aveva fermentazione naturale e non indotta (siamo nel 2011, non dimentichiamolo), peccato che il gusto di questa birra sia molto particolare. E’ molto acida e chi l’aveva provata diceva che sapesse di sudore, sangue, vomito o qualsiasi altra cosa schifosa venisse in mente. Ottima per una sabba-serata!

La bottiglia aveva un tappo a corona e mi ero premunita di portare il cavatappi adatto. A Valter toccò il compito di stappare la bottiglia e… sotto c’era un ulteriore tappo, di sughero! No! Non avevo portato il cavatappi a spirale!

Però avevo portato una birra di riserva, soprattutto per via delle “recensioni” poco positive sulla bevibilità della birra a fermentazione naturale. Non tutto era perduto, per fortuna.

Siamo stati su quello scoglio un bel po’, chiacchierando, facendo foto, ascoltando il cullare delle onde. Mi ero completamente immersa in queste bellissime sensazioni, stavo bene e non avevo sonno. Sembrava che il tempo fosse tutto a mia disposizione, che la vita fosse tutta a mia disposizione, finché qualcuno guardò l’ora. Era l’una passata, bisognava tornare.

La strada ora era tutta in salita. L’umidità si appiccicava alla pelle, ma non percepivo la fatica, stavo troppo bene.

Chiacchiere e passi ancora nelle notte. Il sentiero che ci portava a casa era un po’ più lungo di quello che avevamo fatto per arrivare in spiaggia – il giro è ad anello – ma le gambe non sentivano fatica, avevano voglia di girare e camminavano velocemente.

Così arrivammo presto alla macchina, con la consapevolezza di aver passato una serata unica, indimenticabile e probabilmente irripetibile.

5 pensieri su “Sabba serata al chiaror di stelle #2

  1. I was beginning to think you had forgotten part 2 Rossana! This was a great story, I could just feel everything as you told it! I really enjoyed the part where you took the wrong path, sounded like something I would do! Thanks for sharing this beautiful time, I thoroughly enjoyed it. Have a great day!😊😸🌛

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    1. Thank you very much, Steve! I found this writing from 2011 and fixed it a bit. But it takes me a long time to do these things, I admit. I still have to finish writing the trip we did at the end of October, “by bus”. I’ll do it sooner or later, I promise!!!

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