Gioia

16 giugno 2023

Adoro questo tempo di tarda primavera, in cui il sole caldo si alterna a temporali serali.

Si vive bene. La sera con la giacca o una felpa leggera, di giorno a maniche corte. L’automobile è rovente, ma l’aria che entra dal finestrino è fresca e ha lo stesso effetto che fa una mano immersa in un torrente di montagna. Ogni tanto una nuvola oscura il sole e l’aria fresca rinfranca corpo e anima. Vorrei che l’estate fosse tutta così. Sempre.

Ieri sera siamo stati a cena in un casolare del paese, una delle ultime case abitate sulla collina. Il pretesto era la cena del coro della chiesa della nostra frazione. La casa, quella dell’organista. Un vecchio casolare immerso letteralmente nel verde. Il bosco alle spalle, davanti e ai lati. Insomma, la nostra casa ideale. Eravamo in ventitré sotto il portico, dai tre agli ottantadue anni. Una compagnia molto eterogenea, ma altrettanto affiatata. Anche se qualcuno lo abbiamo conosciuto la sera stessa.

Questa del coro è stata un’esperienza arricchente. Sono stata reclutata una mattina di febbraio, dopo la messa. Ho deciso di provare, se non altro perché, da quando non suoniamo più, la musica mi manca. Ero un po’ timorosa, non che sia particolarmente intonata, soprattutto senza la mia chitarra. Ma dal momento che non so suonare decentemente, la chitarra non è mai uscita di casa. Quella prima sera sono tornata a casa con tanta gioia, la gioia che si prova dopo aver cantato in compagnia e quella di essermi sentita accolta in quel gruppo affiatato. Le mie precedenti esperienze in ambito ecclesiastico non sono mai state particolarmente esaltanti. Forse erano altri tempi, forse ero diversa io. Ho continuato a cantare nel coro, con crescente passione, nonostante facessi fatica a incastrare i vari impegni. La mia gioia doveva essere così evidente che a un certo punto Faccio-io mi ha pregato di poter partecipare. E così l’ho portato, nonostante la difficoltà di fare combaciare allenamento di basket e prove del coro nella stessa serata. Anche lui è stato accolto con tanto amore – non c’è altra parola che sia più appropriata – e si è sentito subito adulto tra gli adulti e partecipe di qualcosa di raro, di riservato a pochi. Tanto che ieri non gradiva la presenza del papà, che del coro non fa parte. Il momento gioviale era comunque aperto a tutti i consorti ed è stata occasione per conoscerci meglio. Faccio-io ha presto dimenticato la sua polemica ed è stata una serata che ha portato un altro pezzettino di gioia nella nostra vita.

Tornavamo a casa che era ormai scuro e le infinite tonalità di verde in cui è esplosa la natura si stavano pian piano spegnendo, mentre le luci in cielo si accendevano per illuminare una nuova notte estiva.

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