25/7/2019
Oggi pomeriggio siamo entrati ufficialmente nella terra di mezzo. La scuola materna è finita. Improvvisamente -perché gli ultimi due mesi si sono volatilizzati- è finita. Si è succeduto qualche rito ormai noto come la festa di fine anno, il regalo alla maestra, la consegna dei lavori personali fatti durante l’anno, la consegna dei lavori collettivi, la settimana di ferie della maestra con conseguente smistamento della sezione nelle altre, la pizza per salutare amici e maestra prima delle vacanze. E poi tutto d’un tratto, mentre si lotta contro i soliti ritardi, le mille cose da stipare all’interno di ventiquattro ore, l’organizzazione delle ferie e quella del compleanno del quasi seienne, la scuola finisce e finisce per sempre.
Incontri gli occhi delle altre mamme, lucidi come i tuoi, sfuggenti, che cercano di mantenere il controllo e intanto pensi che, dai, manca ancora un giorno. Come se questo cambiasse qualcosa. Probabilmente non ci si vedrà più -con qualcuna sai già che sarà così- e fino a ieri si chiacchierava del più e del meno come se ci si conoscesse da sempre e come se ci si dovesse frequentare per sempre. E sì, è vero che ci si può tenere in contatto perché oggi c’è il cellulare, whatsapp, facebook e chi più ne ha più ne metta. Ma in fondo al cuore lo sappiamo tutte. Non ci rivedremo più. Non in questo modo, comunque. Non più nei corridoi della scuola. Non più ad ammirare i lavoretti appesi alle pareti e a stupirci delle conversazioni dei nostri piccoli, sapientemente trascritte ed esposte nelle bacheche delle sezioni. Non più a parlare delle loro difficoltà, dei progressi, delle amicizie, degli amori e delle antipatie. In cinque massimo dieci minuti si parlava di tutto, ci si sorrideva, incoraggiava, si faceva un tratto di strada insieme.
Tutto questo “non più” mi si era fermato in gola già ieri. Dalla gola all’occhio lucido era un attimo, ma è stato facile darsi un contegno. Mancava ancora un giorno. Ma oggi no. Alle 15.30 siamo entrati nella terra di mezzo, non più alla materna e non ancora alle elementari. Alle 15.30 precise, una delle pochissime volte in cinque anni, entro puntuale a scuola. Subito mi si ripresenta quel nodo alla gola. Allora faccio un giro all’armadietto. Recuperate le cose lì presenti e un po’ di self control, mi lancio in giardino con passo sicuro.
‒ Bambini state tranquilli un attimo che devo salutare la mamma di Faccio-io!
Il nodo in gola torna prepotente e, nell’abbraccio di addio con la maestra, lacrime silenziose cominciano a rigare il mio volto. Lei mi fa un sacco di complimenti. Io le rispondo, spero qualcosa di sensato. Non ricordo assolutamente cosa ho detto. Ci guardiamo in faccia e ci riabbracciamo, forte. Forse non c’è bisogno di dire niente, c’è solo bisogno di sentire col cuore.
Un nuovo ciclo sta per avere inizio. E a settembre una nuova formica entrerà nella sezione rossa.
