Odore di fuoco

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21 gennaio 2007 – © Attorno al lago

 

26/02/2019

L’odore di legna bruciata permeava la piccola stanza.  Il fumo galleggiava ad un metro e mezzo da terra, impregnando vestiti, pelle e capelli.  Eppure a poca distanza dal caminetto si percepiva un freddo pungente.  Tenevamo le sedie il più vicino possibile alla fonte di calore, la faccia paonazza e il petto bollente, la schiena gelata.  Intanto, con labbra e polpastrelli neri, bevevamo un bicchiere di vino e sbocconcellavamo due castagne.  Il fuoco ci incantava.  Passavamo tempo sospeso, incalcolabile, a guardare le evoluzioni delle fiamme, mentre la legna crepitava.  Fuori il buio di una sera d’inverno cercava di intrufolare i suoi tentacoli gelidi attraverso la finestrella.  Ci riusciva abbastanza bene.  La casina non aveva riscaldamento, solo quel caminetto che, a stento, scaldava la saletta.  Più tardi saremmo andati a dormire in una camera gelata.  Non credo ci fosse molta differenza tra la temperatura interna e quella esterna.  Si era solo riparati dal vento e dalla pioggia (o dalla neve).  Più volte il brusco passaggio dal fuoco alla camera da letto mi aveva procurato dei feroci mal di testa.  Allora cercavo di non scaldarmi troppo e di passare gradualmente da una stanza all’altra.  Ma la danza del fuoco è magnetica e mi era davvero difficile allontanarmi.

Eravamo avvolti dal silenzio della montagna.  Nel periodo invernale il frutteto e il vigneto non avevano bisogno di molte cure, ma qualche volta ci piaceva andare lo stesso lì a passare il fine settimana.  Ne approfittavamo per raccogliere gli ultimi cachi e le nespole, per me un frutto delizioso scoperto da poco.  Mettevamo a posto la cantina e controllavamo la maturazione del nostro vino.  Con la nostra cagnolona sempre al fianco, passeggiavamo nell’erba alta lungo i confini della proprietà e poi attraverso ogni terrazzamento, prendendo visione di ogni angolo, controllando che ogni albero stesse bene e pregustando i dolci frutti che avrebbe prodotto nella stagione seguente.  Ogni tanto una cartuccia abbandonata con noncuranza ci avvisava del passaggio di un cacciatore.  Mangiavamo il nostro pranzo domenicale, cucinato con la vecchia cucina a gas e con la speranza di non terminare la bombola di GPL, avvolti dalla tranquillità dell’ambiente silvano.  In lontananza si scorgeva il lago, presenza silenziosa e remota.  All’imbrunire della domenica facevamo salire il cane nella parte posteriore della jeep e, lentamente, scendevamo per la ripida stradina di accesso al monte.  Tornavamo a casa, dove ci aspettava un bagno caldo che ci lavasse via l’odore di selvatico e di libertà accumulato in quei due giorni scarsi.  Dopo, eravamo pronti per affrontare una nuova settimana nella civiltà…

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Giugno 2006 – Il lago visto dal vigneto – © Attorno al lago

 

10 pensieri su “Odore di fuoco

  1. Come mi piace stare davanti al fuoco, con le guance che scottano e il posteriore ghiacciato! Mi fa tornare piccola, nella vecchia casa dei nonni in Abruzzo.
    Volevo anche dirti che ti ho nominata per il Liebster Award 2019, un gioco che permette di far conoscere nuovi blog; il tuo mi piace molto e spero che ti faccia piacere partecipare 🙂 Ciao, a presto Elena

    La Casetta del Merlo, Piatto Ranocchio e il Liebster Award 2019

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    1. Sì, sono belle sensazioni che ci riportano ad una vita più semplice, priva della frenesia di oggi. Sarà stata una vita materialmente più povera, ma spiritualmente molto molto più ricca.
      Grazie per il tuo apprezzamento, mi fa molto piacere! E grazie davvero per la nomina! Vado a sbirciare di cosa si tratta;))
      Un abbraccio
      Ross

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